Dove investire per avere i ritorni più elevati? Scopri le opzioni sul mercato e quale conviene di più, in base al tuo budget e alla tua propensione al rischio.
La domanda delle domande: dove investire i tuoi risparmi per ottenere il massimo possibile, con meno rischi possibili?
Si tratta di una questione che non puoi prendere alla leggera: devi innanzitutto definire bene il patrimonio che hai a disposizione, per poi individuare il settore più interessante in base al tuo profilo (dalle startup alle azioni, per finire al mercato immobiliare) e infine capire dove “scommettere” effettivamente con i tuoi soldi.
Ecco una guida che può aiutarti a capire dove è meglio investire per te.
Cosa significa investire
Se guardiamo la Treccani, vediamo che investire significa “Impiegare utilmente risparmî (o somme in genere)”.
Detto in parole povere, investire vuol dire mettere i propri soldi in altri beni o attività (immobili, azioni, startup, buoni statali, etc.), in modo tale da ottenere un ritorno economico di breve, medio e/o lungo periodo.
Il desiderio dell’investitore è ovviamente di aumentare il proprio capitale iniziale secondo una percentuale che viene definita ROI.
Per ROI si intende il Return on Investment, ovvero il ritorno sull’investimento. Per fare un esempio, se investo 1.000 euro in azioni e ottengo un ROI del 10%, questo vuol dire che alla fine dell’operazione il mio capitale sarà aumentato di 100 euro, per un totale di 1.100 euro.
Gli elementi di qualunque investimento sono generalmente due.
Il primo, è la somma di denaro che si desidera far fruttare e che può essere ottenuta in vari modi: risparmiando sul proprio stipendio, grazie a investimenti precedenti o ancora richiedendo un prestito, sia attraverso i canali ufficiali che tra familiari e conoscenti.
Il secondo elemento di un investimento è il titolo, il bene o l’azienda in cui desidero investire: vedremo più avanti esempi come azioni, conti depositi, startup e immobili.
Quanti soldi servono per iniziare?
La risposta più corretta è: dipende. In base al settore in cui vuoi investire, saranno necessarie somme di denaro diverse.
In ogni caso, oggi la Rete ha abbassato di molto le barriere all’ingresso: anche in settori come l’Equity o l’immobiliare, dove in passato erano necessarie decine se non centinaia di migliaia di euro per partire, oggi gli investimenti sono alla portata di (quasi) tutti.
Piuttosto che chiederti allora quanti soldi ti occorrono per partire, potresti farti la domanda: quanta disponibilità ho?
In questo modo puoi definire il tuo profilo di investitore e capire dove investire.
Puoi riuscirci, rispondendo ad alcune domande:
- Guadagni più di quanto spendi mensilmente? È una cosa che succede con regolarità o solo raramente?
- Hai dei risparmi da parte di cui non avrai bisogno nell’immediato?
- Hai fissato un budget mensile da dedicare ai tuoi investimenti? Di quale entità si tratta?
- Hai debiti/mutui di alcun tipo? Sono sotto controllo?
Quali sono gli investimenti che rendono di più?
Quando parliamo di rendimenti, c’è una regola generale da tenere sempre a mente: puoi ottenere di più investendo in settori più rischiosi e di meno finanziando attività più consolidate.
Questo vuol dire che all’aumentare del rischio, otterrai un ROI (ritorno sull’investimento) maggiore. Questo vuol dire anche, però, che in attività meno sicure rischi di perdere tutto il patrimonio. In ogni caso, il rischio zero non esiste in nessun settore.
Anche qui devi quindi interrogarti: che tipo di investitore vuoi diventare?
Possiamo definire tre profili, in base alla propensione al rischio:
- Conservatore: è colui che sceglie investimenti poco rischiosi, consapevole che i guadagni dell’attività saranno inferiori che in altri campi;
- Moderato: sempre cauto, ma più propenso a differenziare il proprio portfolio in base alla possibilità di ricavare ritorni alti o bassi a seconda delle diverse operazioni;
- Propenso: molto più incline al rischio, tende a premiare le operazioni che gli promettono un ritorno importante, anche a discapito della possibilità di perdere fette consistenti dei propri investimenti.
- Evoluto: è l’investitore che si forma e informa, usa tecniche e strumenti poco conosciuti, oltre a creare il proprio network di partner affidabili. Grazie a questi asset, ha accesso a opportunità che non tutti hanno il tempo, le connessioni e le capacità per cogliere.
Come accennato, il rischio zero non esiste: anche il profilo più conservatore può ritrovarsi dopo alcuni anni a non aver guadagnato abbastanza soldi da proteggere il proprio patrimonio dall’inflazione, per esempio.
Investire in azioni: pro e contro
Investire in azioni è diventata un’attività molto popolare negli ultimi anni, grazie a servizi (pensiamo a eToro o Robinhood per citarne solo alcuni) che consentono di acquistare e vendere titoli, o frazioni degli stessi, via app, quasi come se fosse un gioco.
Uno dei problemi di queste piattaforme è proprio che gli utenti potrebbero prendere sotto gamba gli investimenti e finire per perdere molti soldi nel processo. Come in tutti gli investimenti, esistono pro e contro nel “giocare” con il mercato azionario.
Scopriamo prima i vantaggi:
- Approfittare di mercati azionari molto floridi, come quello americano;
- Possibilità di “battere” l’inflazione nel lungo periodo;
- Semplicità dell’investimento, grazie agli strumenti digitali citati.
Vediamo ora gli svantaggi:
- Rischio elevato: c’è la possibilità di perdere velocemente tutto l’investimento fatto;
- Anche se l’operazione di vendere/acquistare è sempre più semplice, bisogna dedicare molto tempo alla ricerca di informazioni affidabili per conoscere l’andamento generale del mercato (se è in fase di espansione o contrazione) e scegliere poi quali sono le azioni che andranno meglio nel tempo;
- Elevata competizione: da tempo, il mercato è dominato da investitori istituzionali e trader qualificati, difficili da “battere” quando si è investitori indipendenti, anche perché oggi utilizzano algoritmi e altri strumenti sempre più avanzati.
Investire nei conti depositi: pro e contro
Innanzitutto, cerchiamo di capire cos’è un conto deposito: si tratta di un contratto con cui un cliente mette nelle mani di una banca i propri risparmi. La banca investirà poi il denaro in proprie operazioni, offrendo un ritorno sull’investimento che è di circa il 2% lordo, generalmente, per un periodo fino a 36 mesi.
Anche qui, scopriamo i pro e contro dei conti depositi.
Partiamo dai vantaggi:
- Semplicità dell’operazione: è la banca a occuparsi di tutto, mentre il cliente non deve fare altro che aspettare;
- Basso rischio: il conto deposito rappresenta un esempio evidente di investimento di breve termine a rischio quasi nullo;
- Parafrasando Warren Buffet, possiamo dire che non dovremmo mai investire i nostri soldi in operazioni che non capiamo: i conti depositi sono perfetti da questo punto di vista, perché il funzionamento è molto elementare.
Passiamo ora agli svantaggi:
- Come accennato, parliamo di guadagni irrisori: il valore netto del ROI può attestarsi intorno all’1 per cento;
- Il rischio non è mai zero, come abbiamo detto: anche le banche falliscono – come abbiamo constatato ampiamente in Italia, negli ultimi anni – e potrebbero non essere in grado di restituire i fondi al cliente. La Bance Centrale Europea, poi, garantisce solo un montante relativamente limitato del risparmio, anche solo depositato sul conto corrente.
- Al termine del periodo fissato all’inizio dell’operazione, l’investitore deve comunque cercare nuove opportunità, nella speranza di poter ottenere un ritorno migliore, cercando di battere almeno l’inflazione e coprire le spese: è sempre più difficile riuscirci, oggi, senza finire per perderci, anziché guadagnare.
Investimenti in start up digitali: pro e contro
Tra gli strumenti più “trendy” nel mondo degli investimenti degli ultimi anni c’è sicuramente l’equity crowdfunding. Come funziona? Cerchiamo di capire innanzitutto il significato dei due termini.
Per crowdfunding si intende l’investimento fatto da più persone (da crowd, folla, e funding, investimento) attraverso degli strumenti online.
Esistono delle piattaforme (Kickstarter negli Stati Uniti, Eppela, Mamacrowd e Produzioni dal basso in Italia) che consentono di presentare un progetto alla community, per ottenere dei soldi dai donatori presenti in piattaforma, che in cambio ottengono particolari vantaggi (in gergo perk).
Per equity, si intendono invece le quote di un’azienda, che possono essere acquistate da soggetti terzi in cambio di un finanziamento.
Per Equity crowdfunding si intendono quindi quelle operazioni online che permettono alle aziende (generalmente start up digitali) di farsi finanziare da una community, in cambio di quote societarie.
È uno strumento che si sta affermando anche in Italia: nel 2020 sono stati raccolti quasi 122,5 milioni di euro attraverso l’equity crowdfunding, con una crescita del 95% rispetto all’anno precedente.
Malgrado la popolarità di questo strumento innovativo, anche qui bisogna valutare bene pro e contro delle operazioni.
È vero infatti che investire in una start up digitale di successo può trasformarsi in un ritorno anche di 10 o 20 volte maggiore sul capitale iniziale, soprattutto quando l’azienda viene acquistata da un altro gruppo (in gergo si dice che fa una exit) o viene quotata in Borsa.
Si tratta però di casi purtroppo molto rari. Vediamo infatti gli svantaggi di questo tipo di operazioni:
- Le esperienze delle startup finiscono spesso con un fallimento. Secondo uno studio Eurostat, solo il 56,2% delle startup nate nel 2012 è sopravvissuta dopo i 3 anni, mentre il 43,9% ha superato i 5 anni. Esistono delle eccezioni, come la Lombardia: qui, secondo Assolombarda e Politecnico di Milano, le startup nate nel 2009 e sopravvissute oltre il 2017 sono state l’83,5% del totale;
- Anche nel caso in cui la startup sopravviva, però, non è detto che consenta agli investitori di ottenere dei ritorni importanti, almeno nel breve periodo: gli utili, quando ci sono, vengono spesso reinvestiti nell’innovazione della stessa azienda;
- Un altro rischio è quello di bloccare i propri fondi in quote di aziende che ancora non sono sbarcate in Borsa: potrebbe essere difficile quindi rivendere tali quote perché potrebbe non esserci mercato, finendo per immobilizzare i propri risparmi per troppo tempo.
È più sicuro investire in azioni o nel settore immobiliare?
Dopo questa panoramica su alcuni dei diversi strumenti a disposizione dell’investitore, quello più allettante potrebbe essere rappresentato dalle azioni: grandi ritorni (anche se con alto rischio), maggiore liquidità e diversificazione.
Resta però ancora il mattone da considerare: e quindi dove investire tra azioni e immobiliare? La risposta dipende anche dal tipo di investitore che vuoi diventare, come abbiamo visto nel paragrafo dedicato ai rendimenti.
Scopriamo però i vantaggi degli investimenti immobiliari:
- Puoi godere di un bene tangibile che, a differenza delle azioni, puoi vedere e toccare;
- Riesci ad avere maggior controllo sull’investimento: il rendimento delle azioni è completamente indipendente dalla tua volontà, perché dipende dall’andamento del mercato e dalle scelte degli amministratori dell’azienda in cui investi. Nell’immobiliare, invece, puoi avere un controllo maggiore sui tuoi asset.
- Corri meno rischi, ma con investimenti più interessanti di un conto deposito: l’immobiliare sicuramente non garantisce enormi ritorni nel breve periodo, ma gli investitori più capaci possono far fruttare i propri soldi bene sul medio/lungo periodo, con rischi minori rispetto alla volatilità del mercato azionario, grazie a un mercato più stabile.
Tra gli svantaggi degli investimenti immobiliari, molti inseriscono le problematiche legate alla gestione delle proprietà. Si tratta certamente di una questione di cui tener conto, ma che può essere bypassata delegandola a professionisti esperti: se scelti bene, in linea con i tuoi obiettivi, questi ultimi possono aumentare le vostre rendite, invece che costarvi una fetta di profitti.
Immobili: è meglio investire in Italia o in Europa?
Investire in immobili è particolarmente consigliato in periodi di recessione. In queste fasi, infatti, l’investitore si dà in genere come priorità quella di mantenere il proprio capitale, piuttosto che farlo fruttare nel breve periodo.
Il mercato immobiliare è in questo vantaggioso, perché come accennato abbassa il rischio e permette comunque buone operazioni nel medio e lungo periodo.
Parlare genericamente di mercato immobiliare, però, non basta: occorre differenziare l’osservazione per tipologia di immobili (residenziale o terziario?), per tipo di operazione (dal rent to rent al flipping agli affitti) e poi per aree geografiche.
Investire a Milano richiede un profilo completamente diverso da chi vuole investire in Sardegna per esempio. Per non parlare poi del mercato immobiliare estero.
Su quest’ultimo punto, mi piace sempre consigliare di puntare, in periodi di recessione, sulle grandi città, le capitali europee come Parigi, dove l’economia locale trova sempre il mondo di rigenerarsi e ripartire velocemente. Questo tipo di location resta una garanzia per quell’investitore che vuole far fruttare bene i soldi, ma senza rischi eccessivi.
Tra le italiane, invece, oggi sperimentiamo il grande appeal di Milano che dal 2015 a oggi ha imboccato la strada giusta, come ti racconto in questo video:
La regola generale resta comunque la diversificazione: è sempre meglio creare un portfolio che contenga operazioni in settori diversi su mercati diversi, in modo da ridurre il rischio di veder sfumare il proprio capitale o trovarsi improvvisamente bloccati i propri patrimoni in investimenti che non si concretizzano.
Questo è uno scenario molto comune e che abbiamo registrato spesso nelle ultime crisi: dai mutui sub-prime del 2008 all’instabilità dell’euro nel 2013, fino alla recente pandemia. Per scongiurare questo problema, insieme al mio network e ai nostri clienti, siamo riusciti a diversificare anche nel settore immobiliare, come si fa generalmente con il mercato azionario.
Proprio per questo, ti invito a entrare a far parte del mio network: siamo consulenti, immobiliaristi, investitori, che si sono messi insieme per creare una rete di operazioni in diversi settori e in diverse aree del pianeta. Per saperne di più sui nostri investimenti differenziati, scrivimi a info@fabianotesta.com
Dove investire nel 2022?
Viviamo oggi in una fase ancora caotica. Ovunque, nel mondo, la campagna vaccinale avanza a passo spedito, ma con velocità diverse: probabilmente, se non ci aspettano nuove sorprese, vedremo presto ripartire tanti settori essenziali da qui a qualche mese.
Ho letto da poco l’importante report “Italian Market Perspective 2021” di JLL, che ci spiega come l’Italia registrerà probabilmente un secondo semestre positivo già da quest’anno, con una ripresa finalmente consolidata nel 2022. Anche da JLL scommettono su Milano, mercato più liquido in Italia nel mondo degli investimenti immobiliari, a cui si affianca Roma, che potrebbe godere della ripresa dei settori di logistica e living nei prossimi mesi.
Milano è stata inserita anche tra le prime dieci città europee per appeal negli investimenti immobiliari, nello studio “Emerging Trends in Real Estate” di PwC e Urban Land Institute. Ai primi posti tra le location indicate dal rapporto, Berlino, Londra e Parigi.
Hai intenzione di investire a Milano? Contattami su info@fabianotesta.com ti racconterò come devi muoverti per fare i passi giusti.
